Per la sua posizione geografica, Évora costituisce la “cerniera” tra il litorale alentejano e l’Estremadura spagnola. La piattaforma portuale di Sines garantisce, infatti, il trasporto marittimo delle merci tra il sud ed il nord d’Europa, mentre la rete autostradale (mediante le strade IC33, IP2 e A6) la mette in collegamento, attraverso la città di Elvas, con tutta l’Europa. È presumibile che questa dinamica, in futuro, sarà ulteriormente rafforzata grazie al corridoio ferroviario LTM (Linea di Trasporto Merci). Per le sue dimensioni, la centralità e la visibilità nel contesto nazionale, Évora si impone come il polo con le migliori condizioni per capeggiare la gerarchia del sistema urbano regionale. La città, infatti, presenta una spiccata vocazione monumentale, culturale, universitaria, offrendo servizi, e qualità ambientale, che mirano al potenziamento dell’intero territorio circostante. Pertanto, la valorizzazione della rete delle città di medie dimensioni della regione dell’Alentejo, nonché dei centri urbani con influenza sovracomunale, costituisce l’obiettivo principale di un sistema urbano integrato. Coordinandosi con il sistema urbano nazionale, le città di medie dimensioni della regione dell’Alentejo, e in special modo Évora, collaborando tra loro, dovranno contribuire allo sviluppo armonico della rete regionale complementare. Évora è la capitale del distretto, si estende su un’area di 1307,08 km2 e ha una popolazione di 56.596 abitanti (2011). (Comune di Évora)
Anni Trenta – Il Mito del Portogallo salazarista. A Évora, il viaggiatore è invitato a fare un “viaggio nel tempo” fino agli anni Trenta, più precisamente al comizio del 1937, al quale assistettero «João Mau-Tempo» e molti altri lavoratori rurali dell’Alentejo, testimoni della matrice retorica del mito del Portogallo salazarista.
Il riferimento temporale di questo comizio a Évora segue di un anno il discorso tenuto da Salazar, a Braga – in occasione del decimo anniversario del 28 maggio 1926, data di commemorazione della Rivoluzione Nazionale, riconducibile all’istaurazione della dittatura – intitolato “La Restaurazione delle Grandi Certezze: Dio, Patria, Autorità, Famiglia, Lavoro”. In questo discorso, si definisce il mito del Portogallo salazarista, a partire dai valori considerati verità indiscutibili: “Non mettiamo in discussione Dio e la virtù; non mettiamo in discussione la Patria e la sua Storia; non mettiamo in discussione l’Autorità e il suo prestigio; non mettiamo in discussione la Famiglia e la sua morale; non mettiamo in discussione la gloria del Lavoro e il suo dovere. […] A nulla valgono filosofie e filosofi oppure sogni di sognatori contro queste realtà.” (Salazar, 1936). Nonostante la grande contestazione in corso nel paese, la retorica nazionalista di Salazar di un Portogallo “giardino d’Europa piantato in riva al mare” (Ribeiro, 1862) veniva presentata come l’unica visione possibile della realtà.
Denominazione:
Punti di interesse interpretativo
Nome:
João Mau-Tempo al comizio fascista del 1937
Coordinate:
38°34’00” N 7°54’39” W (Arena di Évora, inizio del percorso)
Frazioni:
Insieme delle frazioni di Malagueira e Horta das Figueiras
Comuni:
Évora
Accessi:
Montemor-o-Novo – N114 Évora
Tipologia:
(non applicabile)
Distanza:
(non applicabile)
Durata media:
30 minuti
Tipo di percorso:
Urbano
Segnaletica:
Presente
Proprietà:
Strade pubbliche
Luoghi da visitare:
Dove mangiare e dove dormire:
informazioni sul sito www.cm-evora.pt
Recapiti utili:
Comune di Évora
+351 266 777 000
Centro di informazione turistica
+351 266 777 071
Numeri di emergenza:
Polizia
+351 266 760 450
Ospedale Espírito Santo
+351 266 760 450
Seguendo la Estrada Nacional 114, il viaggiatore raggiunge la rotonda vicino a Porta do Raimundo. Andate a sinistra e girate per la città lungo la tangenziale vicino al Muro. Alla rotonda, prendere la seconda uscita su Av. Dom Manuel Trindade Salgueiro/IP2. Alla rotatoria, prendere la prima uscita su R. de José Estevão Cordovil. Si trova vicino a Largo do Conde de Vila Flor 4, 7000-863 Évora, sede della Biblioteca pubblica di Évora.
Nel romanzo Levantado do Chão, la città di Évora appare come riferimento spaziale per una manifestazione anticomunista tenutasi nell’arena. Sebbene l’autore non menzioni la data in cui ebbe luogo il raduno, l’indagine condotta in questa Guida ha trovato, nella biografia di João Domingos Serra (Serra, 2010), un riferimento che rimanda alla data del 1937. Tuttavia, la consultazione con i documenti che José Saramago ha richiesto alla Biblioteca Pubblica di Évora hanno dimostrato che il riferimento storico di questo episodio è stabilito con la manifestazione avvenuta nel 1936, in quell’arena. L’opera Levantado do Chão, secondo (Neto, 2020, pp.19-20), fu completata il 25 luglio 1979, quando l’autore la consegnò a diversi editori, con Caminho l’unico a dare una risposta positiva. . Secondo lo stesso autore la revisione finale dell’opera avvenne a partire dal 2 ottobre 1979 e il romanzo fu consegnato all’editore il 31 dicembre dello stesso anno. Indipendentemente dalla data fissata per la revisione finale, altre revisioni l’avranno preceduta. Secondo quanto riportato nel diario personale di José Saramago del 1979 e gli appunti del Quaderno di composizione di Levantado do Chão (1977-1979), lo scrittore, nelle numerose visite che fece alla cittadina di Lavre, vi ritornò per alcuni giorni di settembre 1979 e durante quel breve soggiorno, il 13 dello stesso mese, si recò presso la Biblioteca pubblica e l’Archivio distrettuale di Évora per verificare alcuni dati che aveva inserito nel romanzo, preparandosi alla revisione finale. A quel tempo, la Biblioteca pubblica di Évora e l’Archivio distrettuale di Évora costituivano un’unica entità. Attualmente si tratta di strutture con gestione autonoma. I periodici sarebbero conservati nella sezione dell’Archivio distrettuale, entità integrata nella Biblioteca e nell’Archivio distrettuale, installata in diversi edifici della città di Évora. I documenti sono stati messi a disposizione per la consultazione presso la sede della Biblioteca. Secondo la voce del lettore, dove José Saramago assume la professione di scrittore, è possibile verificare la documentazione consultata.
(Português) Os jornais que José Saramago consultou foram transcritos por si para o seu caderno preparatório em 1979. Hoje em dia podem ser consultados na sala de Reservados da Biblioteca de Évora. Fica o registo de alguns exemplares consultados: Jornal Notícias d´Évora de 8 de novembro de 1936, Jornal Notícias d´Évora de 19 de novembro de 1936; Jornal Notícias d´Évora de 22 de novembro de 1936; Jornal Noticias d´Évora de 24 de novembro de 1936; A Defesa 28 novembro 1936; Democracia do Sul de 24 de novembro de 1936.
Na obra Levantado do Chão, no relato do comício anticomunista há referência à intervenção de oradores que estavam mencionados nas notícias dos jornais consultados e que foram transcritas por José Saramago, os quais surgem sublinhados a vermelho no referido caderno (ver imagem abaixo). São eles: coronel Namorado de Aguiar, comandante da Legião Portuguesa, major Ricardo Durão, de Setúbal, José António Marques e Joaquim Lança, deputados vindos de Lisboa, e Mário Maduro e Pinto Lemos que foram aguardados à entrada do concelho pelos membros da comissão organizadora do comício. Estavam também presentes Mário Madeira, adjunto do I.N.T., Camarate de Campos, presidente da Comissão Distrital da União Nacional e o capitão Mário Guimarães da cavalaria 5.
(Português) […] Onde é que eu posso mijar, Ó Requinta, isto são brincadeiras, não há aqui ninguém que ouse dizer tal coisa em tão grave momento, quando a pátria, ela que não mija nunca, está assim a ser invocada por aquele bem-posto senhor no palanque, que abre os braços como se nos quisesse abraçar a todos, e como não chega cá tão longe abraçam-se ali todos uns aos outros, o comandante da legião, o major que veio de Setúbal, os deputados, o da união nacional deles, o capitão de cavalaria cinco, um que é do i-ene-tê-pê, se não sabes pergunta, instituto nacional do trabalho e previdência, e todos os mais que vieram de Lisboa, parecem gralhas empoleiradas numa azinheira […] (Saramago, 2014, p.101-102)
(Português) Para além da presença dos oradores, através da referência aos respetivos cargos, podemos também observar a inclusão de excertos de notícias do referido comício na prosa de Saramago. A intertextualidade presente entre estes documentos e a obra de ficção revela bem o rigor com que Saramago aborda os episódios históricos em Levantado do Chão, e revela ainda melhor o processo estilístico do autor onde estes episódios são revisitados sob a perspetiva de um manto paródico, o que obriga o leitor a uma revisão crítica da história. Com efeito, reparemos nos dois excertos abaixo da notícia do jornal A Defesa que o autor transcreve para a obra e a forma como no texto obtém uma leitura irónica devido ao contexto em que surge intercalada com as interjeições do povo ou do próprio autor.
(Português) […] e o remédio contra o comunismo encontra-se no regresso à moral cristã cujo símbolo vivo é Salazar, caramba, temos um símbolo vivo […] (Saramago, 2014, p.101)
[…] morra o comunismo, abaixo, abaixo o comunismo, morra, que diferença faz, no meio de tanta gente nem se nota, e lembremo-nos de que a vida alentejana, ao contrário do que muita gente pensa, não é propícia ao desenvolvimento de ideias subversivas, porque os trabalhadores são verdadeiros sócios dos proprietários, partilhando com estes dos lucros e danos da lavoura, ah, ah, ah, […] (Saramago, 2014, p.101)
Prendendo la strada nazionale EN114, il viaggiatore arriva alla rotatoria nei pressi di Porta do Raimundo. Svolta a destra, accanto alle mura di Évora e, sulla sinistra, in Avenida General Humberto Delgado, trova l’Arena di Évora.
È in questa piazza che si tiene il comizio nel 1936, come descrive José Saramago, “un comizio in favore dei nazionalisti spagnoli, è un comizio contro i comunisti” (Saramago, 2010, p. 81). Al comizio assistettero «João Mau-Tempo» e molti altri lavoratori rurali, trascinati lì dai fattori e dai proprietari terrieri simpatizzanti del regime. Messo alle strette dal «segugio Requinta», «João Mau-Tempo» cede e si reca a Évora, ma lo fa contrariato, poiché si trattava di un comizio anticomunista e «João Mau-Tempo» era già entrato in contatto con l’ideologia marxista-leninista una settimana prima, raccogliendo “dei fogli sotto alcuni sassi, con un lembo sporgente” (Saramago, 2010, p. 81). Nonostante l’incipiente coscienza politica, il timore di rappresaglie e il consiglio di «Faustina» lo portano a cedere.
C’è una piazza piena. Arrivano i contadini a frotte, a mucchi, come al pascolo, ogni tanto c’è qualche padrone che si avvicina ridendo di quei discorsi, e c’è sempre un lacchè a fare da zerbino ed a svergognare l’assennatezza di tutti quelli che sono venuti per timore di rimanere senza lavoro. In genere, però, si spronano da soli, per sembrare contenti. Esiste pure questo tipo di bontà popolare, non deludere chi da noi si aspetta un appagamento, e se è ben vero che questa non sembra affatto una festa, non è neppure un funerale, ma allora che faccia devo fare io, devo mettermi a gridare viva questo o a morte quello, c’è da ridere o da piangere, ditemelo voi. […] Viva il Portogallo non lo capisco. Siamo qui riuniti affratellati nello stesso patriottico ideale, per dire e mostrare al governo della nazione che siamo testimoni e grandi continuatori delle magnifiche gesta lusitane e di quei nostri avi che hanno dato nuovi mondi al mondo e diffuso la fede e l’impero, diciamo inoltre che al suono della tromba ci stringiamo come un sol uomo intorno a Salazar, quel genio che ha consacrato la sua vita, a questo punto tutti gridano, Salazar, Salazar, Salazar, quel genio che ha consacrato la sua vita al servizio della patria, contro la barbarie moscovita, contro quei maledetti comunisti che minacciano le nostre famiglie, che ammazzerebbero i vostri genitori, che violerebbero le vostre spose e le vostre figlie, che manderebbero i vostri figli in Siberia, ai lavori forzati, e distruggerebbero la santa madre chiesa, giacché sono tutti una massa di atei, di senza Dio, senza morale né vergogna, abbasso il comunismo, abbasso, a morte i traditori della patria, a morte, la piazza grida ripetendo quelle parole, qualcuno non ha ancora capito che cosa ci stia a fare lì, altri cominciano a capirlo e si rabbuiano, ma c’è pure qualcuno convinto, o imbrogliato, un operaio che fa un discorso, e adesso arriva un altro oratore, è uno della legione, tende il braccio e urla, Portoghesi, chi comanda, portoghesi, chi vive, è un buon quesito, comanda il padrone, quanto a vivere, chissà.
(Saramago, 2010, p. 84)
Gli anni della Guerra Civile spagnola corrispondono, in Portogallo, al rafforzamento del regime dittatoriale, iniziato con il colpo di stato militare del 28 maggio 1926 e consolidato con la istituzionalizzazione dell’Estado Novo nel 1933. È in questo periodo che la dittatura si rivela più dura nelle azioni di repressione dell’opposizione, dichiarando morte ai comunisti. Secondo Freire, “cercarono attivamente di creare un clima di isteria «anti-rossi»” (Freire, 1998, 177-196). Tra il 1936 e il 1939 si contano 9575 arresti per motivi politici (Commissione del Libro Nero sul regime fascista, 1982, pp. 14-23) che costituirono un duro colpo per l’opposizione. Solo nel 1937, nel comune di Montemor-o-Novo, furono arrestati 8 uomini di Santiago do Escoural nella Stazione Ferroviaria di Casa Branca, tra questi José Corraleira, un militante del PCP e uno dei responsabili dell’organizzazione in questa località (cfr. Gervásio, 2013).